Il contesto operativo

L’inquinamento della risorsa idrica si verifica quando acque contaminate sono scaricate nell’ambiente circostante senza un adeguato trattamento di rimozione delle sostanze pericolose. Lo scarico, diretto o indiretto, di sostanze nell’ambiente acquatico comporta risultati che potrebbero causare rischi per la salute umana, danni alle risorse biologiche e agli ecosistemi acquatici o intrusioni nocive rispetto ad un uso regolare dell'acqua.

L'Unione Europea dedica particolare attenzione ai problemi ecologici e sanitari legati all'ambiente idrico con una legislazione specifica, determinata in base all'ambito interessato, come ad esempio: Direttiva Quadro sulle Acque (DQA), Direttiva sull'acqua potabile, Direttiva sul trattamento dei rifiuti urbani, Direttiva sulle acque di balneazione, Regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical).

Nello specifico, l'emissione dei cosiddetti contaminanti organici "emergenti", non regolamentati, è diventata una questione ambientale prioritaria nel preservare le risorse idriche. I contaminanti emergenti si trovano principalmente in prodotti utilizzati sovente nella vita di tutti i giorni, come farmaci per uso umano e veterinario, articoli per la cura personale, tensioattivi e residui di tensioattivi, plastificanti e additivi industriali. I contaminanti emergenti, tuttavia, non riguardano esclusivamente nuovi prodotti chimici, ed in genere non sono né regolati dalla legislazione né rilevati di recente nell'ambiente.

Tra gli inquinanti emergenti più preoccupanti, e di particolare interesse, ci sono i contaminanti organici mobili e persistenti (PMOC, Persistent Mobile Organic Compounds). I PMOC sono inquinanti che presentano una notevole persistenza all’interno del ciclo dell’acqua (per esempio in acque potabili e per uso irriguo), degradano lentamente e sono molto mobili nella matrice acqua e spesso nei tessuti biologici.

L’esposizione ai PMOC può portare a seri effetti sulla salute che, in molti casi, non possono essere adeguatamente ed efficacemente valutati per mancanza di dati di monitoraggio, di conoscenza adeguata delle proprietà eco-tossicologiche delle nuove sostanze e per difficoltà di gestione della situazione emergenziale. Questo è il caso della famiglia più importante appartenente ai PMOC, che sono i composti perfluoroalchilici a catena corta (PFAS), tema principale del Progetto LIFE PHOENIX. Tale problematica, in un'ottica generale di protezione delle acque, ha una priorità assoluta nelle politiche europee.

Nell'area specifica del progetto - la zona freatica della valle medio-bassa dell'Agno (Provincia di Vicenza) - diversi episodi di inquinamento si sono verificati in passato, a causa dell'alta densità di industrie e siti produttivi. Più di recente (2013), a seguito di un rapporto redatto da IRSA-CNR e commissionato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nuove indagini hanno valutato un episodio di contaminazione più grave caratterizzato dalla dispersione di PFAS in acque superficiali e sotterranee della stessa area, con PFOA e PFBS tra i composti maggiormente presenti.

La fonte di contaminazione è stata identificata in uno stabilimento chimico che ha generato PFAS sin dalla fine degli anni sessanta. Studi specifici hanno documentato la propagazione di PFAS attraverso la falda freatica e la stretta interconnessione tra le masse d'acqua superficiali e sotterranee che compromettono tutto il sistema idrico della zona. Il deflusso idrico e la rete idrogeologica sono piuttosto complessi perché sono composti da diverse masse d'acqua ramificate - come le risorgive, che sono importanti anche per l'irrigazione. Inoltre, gli effetti di drenaggio sono fondamentali in quest'area caratterizzata da habitat specifici.

L'area di riferimento si trova nella Provincia di Vicenza, nella parte settentrionale della Regione Veneto, tra i Monti Lessini e la contigua pianura in direzione sud, fino all'area dei Colli Berici e il Comune di Vicenza. Oggi il bacino d'utenza complessivo coinvolge tre province (Vicenza, Padova e Verona) con una superficie totale di circa 595 km2 e 150.000 abitanti. La stima totale dell'area interessata è comunque più ampia (930 km2). Durante la fase di emergenza, diversi contaminanti PFAS sono stati rilevati con un intervallo di concentrazione da 10 a 60000 ng L-1 lungo l'asse del pennacchio. Per gestire la contaminazione la Regione del Veneto ha intrapreso una serie articolata di azioni che si sono rivelate molto costose.

Questa specifica contaminazione da PFAS rappresenta quindi un caso di studio ideale per dimostrare la possibile applicazione di un'azione integrata, multidisciplinare e interistituzionale, come quella proposta dal Progetto LIFE PHOENIX, che può essere presentata anche per altri composti con simili caratteristiche di persistenza e mobilità (es. altri PMOC). Questo approccio è stato pensato principalmente come sistema preventivo di governance, per evitare futuri fenomeni di contaminazione e contestualmente risparmiare denaro pubblico.